ROMA – Una storia infinita. Un’emozione lunga oltre vent’anni. Una narrazione che si è scritta sui prati verdi d’Italia e d’Europa, che continua a tessere i suoi ricordi, domenica dopo domenica. Il numero 10 per eccellenza della Roma sportiva. Il capitano di tante battaglie giallorosse. Un gladiatore, capace di rilanciarsi e risollevarsi dopo infortuni, delusioni e critiche. L’ultimo fantasista del calcio moderno. Il Pupone, il figlio della Città eterna, oggi diventa uno splendido quarantenne.
Francesco Totti, nato a Roma il 27 settembre 1976 vive il suo giorno. In grande forma, ha dimostrato di potersi riprendere la scena anche alla soglia dei 40 anni, che oggi supera brillantemente. Il sogno proibito delle grandi squadre europee, storica l’offerta miliardaria, rispedita al mittente, del Real Madrid. Er Pupone, nelle giovanili guidate da Giannini, sorprendeva gli addetti ai lavori, tanto da attirare le attenzioni dei tecnici e meritarsi, in uno storico 28 marzo 1993, la prima apparizione in prima squadra, a Brescia. Pupillo indiscusso del guru, Carletto Mazzone, con lui Totti ha avuto il suo exploit, vivendo uno dei periodi più importanti della sua storia.
E’ riuscito a infilare le porte avversarie, in questi anni, per oltre trecento volte, scuotendo le reti di ogni campo d’Italia e non solo, quando ha preso parte e vinto i mondiali del 2006. Campione del Mondo come pochi, in grado di continuare a lottare anche di fronte ai ritiri di molti altri colleghi. Istrionico inventore di esultanze bizzarre, dal pallone sotto la maglia per simboleggiare lo stato interessante di Ilary, al pollice in bocca per festeggiare la nascita di Cristian (ma anche di Chanel e Isabel).
Passando per i suoi epici gesti verso gli avversari, più o meno apprezzati, più o meno discussi, ma comunque passati alla storia.
Anche quando, al ritorno di Spalletti in panchina, Totti è stato inizialmente escluso. Prima il gruppo, si ebbe a dire. Un anno travagliato, ma un anno di allenamenti in più, che hanno permesso all’eterno Francesco Totti di ripresentarsi in grande spolvero ai nastri di partenza di una nuova stagione. Se questa è di nuovo la Roma del suo storico Capitano, il merito è soprattutto di un calciatore che, prima di mettere le scarpette chiodate, è uomo e professionista molto serio. Nel calcio che perde, pezzo per pezzo, tutte le sue bandiere, lui è rimasto l’unica icona vivente di una città, legata alla sua squadra, legata al suo idolo, legata alla sua passione, legata al calcio.
C’è solo un capitano, auguri Francesco!