E’ diventato Pontefice 33 anni dopo la sua ordinazione a sacerdote e da cinque anni parla agli uomini prima che ai fedeli.
Papa Francesco, al secolo Josè Mario Bergoglio, ha scardinato molti dei luoghi comuni che circondavano la religione cristiana, a cominciare dal linguaggio diventato semplice, diretto, ma mai retorico. La parola di Dio è entrata così nelle case ma è arrivata anche per le strade, nei rifugi d’emergenza degli ultimi, degli abbandonati che hanno visto in quel volto uno di loro, che si occupa anche della dignità di chi non ha voce e ne cura il corpo oltre che lo spirito offrendo loro a volte un bagno caldo e un nuovo taglio di capelli.
Papa Francesco farà storia, come dimostrano i suoi primi cinque anni di pontificato. La farà perchè, prima come parroco della cittadina argentina di San Miguel e poi come arcivescovo di Buenos Aires, conosce il modo più adatto e diretto per comunicare e per raggiungere tutti i cuori, anche i più duri e scettici. Un meccanismo che non lo farà amare proprio da tutta la chiesa, ma che segna un cambiamento anche nel rapporto con la città che vive attorno al Vaticano. E così i romani lo vedono entrare in un negozio per acquistare degli occhiali e rientrare nella sua abitazione, a Santa Marta, dove vive dopo aver rinunciato all’appartamento pontifico che gli sarebbe spettato, o lo trovano seduto in piazza S. Pietro pronto a confessare i ragazzi che hanno partecipato al Giubileo dei Giovani nel 2016.
Papa Francesco sarà anche l’unico Pontefice che ha potuto svolgere la propria missione in presenza di un “Pontefice emerito”, Papa Ratzinger , che ha condotto alla nuova nomina dando le dimissioni nel 2013.
Ma Bergoglio è anche l’unico Papa ancora in vita su cui siano stati girati film biografici (molti dei quali romanzati in modo fin troppo pittoresco).
Dall’emigrazione alla famiglia, dalla solidarietà alla fratellanza, restano celebri le sue frasi, i suoi consigli, spesso diktat, che inducono al tempo stesso a riflessioni sul tempo che viviamo dal quale il Papa non si discosta mai, tenendo i piedi ben piantati nella realtà.
Strizza l’occhio ai nuovi strumenti di comunicazione con qualche tweet, ma avverte sui pericoli provocati dai social network, a cominciare dall’uso indiscriminato dei telefoni cellulari anche durante le udienze papali. “Quando il sacerdote, a messa, dice in alto i nostri cuori, non vuol dire in alto i nostri telefonini per prendere la fotografia – spiega perentorio.
E non usa mezzi termini nemmeno sul tema dell’immigrazione, come ha fatto il 21 gennaio scorso in occasione della Giornata Mondiale del Migrante. I diritti e i doveri devono essere ben chiari e ruotare attorno alla dignità umana, mentre sono da condannare: “Le espulsioni collettive e arbitrarie, soprattutto quando esse vengono eseguite verso paesi che non possono garantire il rispetto della dignità e dei diritti fondamentali”.
Il suo è il coraggio di chi sa affrontare anche i temi scomodi in cui la Chiesa è coinvolta direttamente, come i casi di preti pedofili in tutto il mondo. Il suo mea culpa nel corso della visita in Cile diventa infatti subito virale. “Non posso fare a meno di esprimere il dolore e la vergogna che sento davanti al danno irreparabile causato a bambini da ministri della Chiesa”.
E oltre al cuore, il Papa sa toccare anche le coscienze.